Il maestro | di Francesco Comotto | Un invito a scrivere nel decennale dalla morte di Gino Veronelli

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La Terra Trema anno 2014 invita a scrivere a dieci anni dalla morte di Gino Veronelli ch’accadde il 29 Novembre 2004. È un invito aperto a chiunque abbia desiderio di mandare il proprio contributo (a info@laterratrema.org nel caso si voglia).
Leggi l’invito

IL RICORDO DI UN MAESTRO

Non ho conosciuto “fisicamente” Luigi Veronelli, l’anarchico. Verso la fine del 2003 ero il Sindaco di un piccolo paese piemontese sconosciuto ai più: Settimo Rottaro in provincia di Torino. Proprio in quell’anno avevamo dato vita ad una sagra incentrata sui temi della riscoperta dei cibi tradizionali, poveri, naturali. Appassionato di buona cucina e di buon vino conoscevo “Gino” (così mi disse di chiamarlo) per il suo impegno anticonformista in ambito enogastronomico ed ero un appassionato lettore della rivista EV oltre che dei suoi sempre affascinanti scritti.

Nell’estate del 2003, mentre cercavo i primi contatti per gli appuntamenti della tradizionale “Sagra del salam ‘d patata”, scrissi a Gino, quasi sicuro che non mi avrebbe risposto causa i mille impegni che aveva, pregandolo di venire a portare una sua testimonianza su uno dei temi che più lo appassionavano in quel periodo. Con mio grande stupore e gioia mi rispose e intrattenemmo un piccolo carteggio purtroppo durato troppo poco per le sue precarie condizioni di salute delle quali mai si lamentò. Purtroppo la sua salute peggiorò e dovette saltare l’impegno convenuto.

Era nostra abitudine pubblicare un giornalino che raccontasse quanto avvenuto in paese nel corso dell’anno e non potei esimermi dallo scrivere un saluto a questo nuovo amico rivoluzionario che non avremmo più potuto conoscere di persona. Riporto qui sotto l’articolo nel quale trova spazio la trascrizione della sua mail con la quale accoglieva l’invito fattogli.

“SALUTO AD UN AMICO”

In vista della prossima edizione della sagra del Salam ‘d patata (2004) avevamo pensato di invitare, come relatore d’eccezione, Luigi Veronelli che, come molti sapranno è mancato a Bergamo il 29 novembre scorso. Nato a Milano nel 1926, Veronelli è stato un maestro della cultura enogastronomica, ma non solo. Ha passato oltre cinquant’anni della propria vita combattendo battaglie e portando idee a favore dell’agricoltura. In gioventù fu assistente del filosofo Giovanni Emanuele Bariè (con cui pubblica la rivista «Il Pensiero») e collaboratore di Lelio Basso (edita «I problemi del socialismo»). È stato amico di Luigi Carnacina (con cui ha redatto testi importanti dell’arte culinaria), di Gianni Brera (con cui è autore di «La Pacciada»), di Giangiacomo Feltrinelli, dell’architetto-designer Silvio Coppola, di Mario Soldati. Compie studi e ricerche approfonditi sui problemi dell’enologia e della gastronomia. Ne nascono L’Archivio Storico dell’Enologia Italiana, una serie di volumi dedicati ai Vignaioli Storici (in ciascuno v’è la storia delle famiglie che hanno reso grande il vino italiano, “commentata” dai fotografi più noti) e i vari Cataloghi dei Vini d’Italia, dei Vini del Mondo, degli Spumanti e degli Champagnes, delle Acqueviti e degli Oli extra-vergine.

Aveva nel cassetto un romanzo giallo e tante idee per continuare le sue battaglie, come quelle recenti a favore delle Denominazioni Comunali (De.Co.), dei giacimenti gastronomici, dell’autocertificazione, del prezzo sorgente e dell’olio d’oliva, condotte con la collaborazione di molti centri sociali e il progetto «Terra e libertà/Critical wine». Da anni scriveva sul Corriere della Sera, su Carta, Libertaria e sulla sua rivista Veronelli EV, che lui stesso dirigeva. Molti i suoi libri, quelli più recenti sono: «Le parole della terra» con Pablo Echaurren, «Viaggio in Italia per le città del vino», «Vietato Vietare», «Breviario libertino».

Il mondo dell’enogastronomia e dell’agricoltura di qualità deve molto a Luigi Veronelli. Era un enologo, il primo, il maestro; un intellettuale, uno scrittore e, soprattutto, un combattente. Quasi ottantenne non si tirava mai indietro quando qualche circolo, associazione o centro sociale lo chiamava per un incontro, una conferenza, una battaglia politica. Da anni girava l’Italia in lungo e in largo per diffondere l’adesione degli amministratori alla “Denominazione Comunale”, la certificazione da lui inventata per legare la produzione, le colture, alla terra e ai contadini. E poi il prezzo sorgente, la semplice e rivoluzionaria proposta contro la massificazione delle multinazionali agro-alimentari, per avvicinare il produttore al consumatore e per creare relazioni basate sull’etica della responsabilità e della cooperazione.

Quando l’ho contattato per venire a parlare di questi argomenti qui da noi alla sagra si è subito dimostrato entusiasta e mi ha colpito particolarmente il fatto che un uomo impegnato come lui e di quell’età mi chiedesse, con grande lucidità e memoria, di poter nuovamente assaggiare un bicchiere dell’ottimo “Passito di Settimo Rottaro”. Luigi Veronelli da Bergamo, per gli amici “Gino”, maestro indiscusso dell’enogastronomia italiana, conosceva e ricordava la qualità del nostro passito ma probabilmente era ignaro della fine che le vigne hanno fatto sul nostro territorio. In sua memoria e per dargli un ultimo saluto a nome di tutta la comunità rottarese pubblichiamo qui di seguito una parte del breve carteggio intrapreso per organizzare il convegno di gennaio. All’invito rivoltogli così rispondeva:

da Luigi Veronelli a Francesco Comotto
Bergamo, 13 agosto 2004

Caro Francesco,

ti do il tu per la simpatia della lettera e la tua stima, ti prego: contraccambiamelo. Verrò a Settimo Rottaro, con reale gioia, in una data che mi preciserai, del mese di gennaio inoltrato o agli inizi di febbraio. Non capito nel tuo Paese da troppi anni; tuttavia ricordo, assai bene, più che il Salam ‘d patata, alcuni strepitosi vini Passiti, dei contadini. Non voglio denaro (se c’è una buona locanda ci dormirò con la mia compagna, se no rientrerò su Bergamo). Pongo tuttavia una condizione: verrò per celebrare la Denominazione Comunale del Salam ‘d patata “di Settimo Rottaro” e del Passito “di Settimo Rottaro”. Si tratta di certificati di origine e non di marchi di qualità, per cui non sono in nulla e per nulla in contrasto con i regolamenti comunitari. Basterà che tu ne proponga la delibera e che la maggioranza del Consiglio Comunale aderisca. Settimo Rottaro avrà da questa semplice iniziativa, un immediato ritorno positivo sul piano dell’agricoltura, dell’artigianato e della notorietà.

Luigi Veronelli

Un forte abbraccio

A questa sua lettera avevo tempestivamente risposto assicurando al buon “Gino” la nostra accoglienza e una bottiglia del miglior passito di Settimo Rottaro. Purtroppo gli eventi hanno preso una piega diversa, ma questa è la vita. Lui era malato da tempo, ma faceva finta che non fosse così e fino a che le forze lo hanno sorretto, anche dopo aver subito un delicato intervento chirurgico qualche mese orsono, ha partecipato a riunioni, meeting, convegni per portare avanti le sue lotte di giustizia per la dignità dei produttori e per la qualità dei prodotti. Nei suoi ultimi articoli, scritti fino a pochi giorni prima di morire, si capiva che conosceva la sua sorte ma da gran signore non si è mai pianto addosso. Ha dovuto così interrompere i suoi sogni velleitari, le sue battaglie e la nostra speranza è che qualcuno sappia prendere in mano il testimone che ci ha lasciato. Rimane la tristezza per non aver potuto conoscere personalmente un personaggio così particolare e, senza tanti piagnistei, come avrebbe voluto Lui, voglio invece ricordarlo immaginandolo qui a Settimo, nella quiete delle nostre colline, mentre appoggia le labbra esperte sul bicchiere per assaggiare una delle poche bottiglie rimaste del vero e tradizionale Passito di Settimo Rottaro.

Un forte abbraccio. Ciao Gino, buon viaggio

Last modified: 20 Ott 2019

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