LA TERRA TREMA AL LEONCAVALLO 2021

La Terra Trema al Leoncavallo, fiera feroce di vini, cibi e cultura materiale anche nel 2021 non avrà luogo. Quello che è successo per tredici volte di seguito, dal 2007 al 2019, non accadrà

La decisione, anche se compromette la sostenibilità economica dei nostri spazi, dei nostri progetti, delle nostre vite, anche se non giova alle attività di molti produttori e produttrici, è ferma, consapevole e crediamo necessaria. 

Riteniamo prioritario fermarci, alimentando confronto, relazioni e pensiero critico. Riteniamo necessario sottrarci

Non ci avventureremo in percorsi obbliganti imbastiti dalle istituzioni, dai governi, dalla politica e dalla canea mediatica, in special modo da “social” e da “web”. 

Non ci avventureremo nella torsione identitaria della nostra storia e di noi stessi. 

Non costruiremo un “evento” secondo le normative anticovid, non chiederemo il greenpass, il tampone negativo, una o due dosi di vaccino. Non controlleremo che siano indossate adeguatamente le mascherine, non misureremo la temperatura, non chiederemo di effettuare prenotazioni, non contingenteremo gli ingressi, non regoleremo flussi, non cronometreremo entrate e uscite, non redarguiremo sul mantenimento della debita distanza. Non forniremo la possibilità di tamponi gratuiti o a prezzi calmierati. Non scaricheremo l’app per i nostri iPhone per inquadrare QRcode. Non faremo finta che non sia in atto una pandemia.

La Terra Trema non ha motivo di accadere a queste condizioni. Non è necessaria, non è un supermercato, non vuole persone in fila, in attesa di degustare, scegliere, consumare, pagare. Di torsioni identitarie ne vediamo accadere già troppe, qui non vogliamo subirne e non vogliamo attuarne.

Si delega pericolosamente l’onere del controllo, della cosiddetta pubblica sicurezza, si mette a portata di mano, nelle tasche di tutti, nella videocamera di un qualunque smartphone. La videosorveglianza (anche quella agli angoli delle strade, che tanto osteggiavamo) oggi la pratichiamo tutti, su noi stessi e sugli altri, che si parli di dati o di ogni genere d’informazioni. E non è solo questo. 

L’abbiamo detto l’anno scorso lo ribadiamo ancora più convinti e preoccupati dallo scenario sociale, economico e politico che si sta instaurando: 

«La produzione di una manifestazione secondo questa logica non ha, qui, senso alcuno se non nel consumo effimero e fugace di vini, cibi, musica e cultura, nella normalizzazione del consumo veloce, rapido, repentino e irreggimentato. Ci sottraiamo, dunque. Non c’è una mandria da sfamare e abbeverare, non c’è il bisogno (se non solo economico) di produrre eventi transennati, distanziati, seduti e scannerizzati. La Terra Trema non è un allevamento intensivo per consumatori “sani” e di “qualità” (quale sanità e quale qualità?)». 

Malgrado desiderio e necessità. 

Non troviamo condizioni per mettere in atto una manifestazione come La Terra Trema nei modi diversi da quelli in cui questa fiera è avvenuta per anni. Rinviamo a tempi più felici, per tutte e tutti e se ci saranno i presupposti. Presupposti sanitari, sociali e politici prima che normativi. Non è nella spunta verde della scansione di un QR Code l’indice di salubrità di un luogo, non è l’ammasso controllato, verificato tramite un’applicazione digitale che salvaguardia la salute collettiva. Ne abbiamo preso atto. 

Continueremo a lavorare ad “EUFEMIA, mercato agricolo de La Terra Trema”, alla fine di ogni mese. Continueremo a lavorare con L’ALMANACCO, trimestrale cartaceo. Continueremo ad alimentare incontri e riflessioni. 

Ribaltando le proporzioni, le misure e il senso. 

In questi mesi abbiamo riflettuto moltissimo sulla situazione venutasi a creare. Sul come affrontarla noi, sul come è richiesto di affrontarla, sull’adattarsi e sulle scappatoie. 

Politiche ipocrite di arginamento, di restrizione fisica, di distanziamento, controllo e tracciamento non possono essere l’unica via. Come non possono esserlo le sole economie emergenziali e digitali. L’adeguamento, convinto o furbesco che sia, non è risolutivo. 

Serve ripensare tutto. A partire dalle ragioni del virus. Serve risanare servizi, gli ambienti che abitiamo, cominciando non dalle identità e dai passaporti digitali, ma dal sottrarre le nostre vite agli scambi economici, al profitto, unica via, unica strada

Serve ripensare a questa terra antropizzata, che continua a crollare su se stessa. Serve ripensare al valore di cultura e socialità, alla violenta verticalizzazione della fruizione di queste che questa crisi ha predisposto. Serve produrre meno e meglio. Serve ripensare ai modi e ai mondi in cui viviamo. 

In passato i luoghi da cui proveniamo – quelli che abbiamo vissuto, attraversato, animato – hanno prodotto pensiero critico, conflitto, avanguardia anche intorno ad ambiti delicati e difficili, come quelli che riguardano salute, prevenzione e cura. Scaturirono sapere e consapevolezze forti, condivisi e collettivizzati, convissuti. Ci auguriamo ci sia ancora linfa per generare nuove ipotesi, oltre l’appiattimento; ci auguriamo ci sia ancora spazio per una socializzazione ardente, amorosa, naturale. 

La Terra Trema non avverrà anche nel 2021 ma invitiamo tutti a trovare una declinazione di quella esperienza che è parteciparvi. Conoscenza, crescita, confronto, esagerazione dei sensi.

La Terra Trema
 

Last modified: 8 Dic 2021

2 Responses to " La Terra Trema 2021 "

  1. Maurizio ha detto:

    Mi dispiace, ed il vostro commento non ne merita uno ulteriore
    In bocca al lupo

  2. Sergio ha detto:

    Peccato. Ma è giusto così

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