EDITORIALE | DIECI
Con il trentaseiesimo numero de L’Almanacco inauguriamo la decima stagione di questo progetto editoriale partito nel 2015 e arrivato fino a qui. Un traguardo non scontato.
Le ragioni che rendono L’Almanacco de La Terra Trema qualcosa di unico per noi sono almeno tre. È su carta in un mondo che smaterializza tutto, cultura, pensiero e vite. È ostinatamente autoprodotto senza sponsor e finanziamenti. Si occupa di vini, cibi, cultura materiale, pensiero critico e poesia. Sì, si occupa di poesia dal 2018, per l’importante contributo di Guido Celli che, da allora, seleziona ne “Il primo sguardo” la miglior poesia contemporanea di questo paese.
Colmando una necessità di poesia. Della t/Terra, dello spirito.
Attraverso le pagine de L’Almanacco, in questi dieci anni, abbiamo visto il mondo del vino e dell’agricoltura cambiare, evolversi, non sempre nella strada che avremmo voluto.
Abbiamo raccontato, attraversato, ospitato tra queste pagine, le storie di vecchi e nuovi progetti agricoli, di comunità, unità di produzione, cellule rivoluzionarie, pratiche visionarie, “contadinanza”. Tante di queste sono rese vive da anime giovani e giovanissime. Anime coraggiose, ostinate, che hanno deciso di stare in campagna, di ripopolare l’inabitabile, conquistando pezzi di autonomia, di esistenza resistente, immaginando e costruendo traiettorie lontano, fuori dalle metropoli, elaborando nuove e altre forme di vita. Con queste realtà abbiamo costruito alleanze e camminato insieme.
Non tutte le derive osservate nel corso di questo decennio ci sono piaciute. Molte di esse abbiamo evitato di farle nostre: la rappresentazione dell’agricoltura verace e di “qualità” promossa a puntino da storyteller per distributori, enoteche, ristoratori; vignaioli e agricoltori social media manager che hanno alimentato una cultura distante, effimera, buona per le piattaforme online e grimaldello distruttivo per stravolgere interi quartieri e città con cibi e vini hype.
L’abbiamo scritto più volte in questi dieci anni, lo facciamo ancora: abbiamo visto vini scadenti, acescenti, ridotti, mal fatti ma dalle “belle etichette” prendersi fette di mercato e gran visibilità.
Su questa questione abbiamo messo in discussione anche noi stessi (sul n. 29): anche alle Critical Wine e a La Terra Trema – Fiera Feroce abbiamo incrociato vini con qualità organolettiche dubbie, se non scadenti a prezzi spropositati. Vini e cibi venduti a prezzi alti (troppo alti!) nelle enoteche e nei ristoranti modaioli delle grandi città. Ogni volta ci siamo interrogati sul come evitare e dirottare questi spiacevoli incontri.


Alla fine il monotono dibattito alimentato su blog e riviste di settore sulla verbosa questione “vino naturale” si è fatto sterile, commerciale e anche un po’ volgare. È imploso, accartocciato su se stesso.
Sulle pagine de L’Almanacco in questi dieci anni abbiamo alimentato uno sguardo critico su queste derive, interrogandoci su speculazioni, prezzi, distribuzione, modi e rapporti di produzione.
Nel frattempo l’agroindustria si prende sempre più spazio, sempre più ettari coltivati con l’agricoltura tossica, che avvelena, uniforma e arricchisce sempre di più quei grandi cartelli che detengono il monopolio di semi, prodotti chimici e macchinari (sempre più tecnologici) da usare in campagna. L’agricoltura, al pari di quasi ogni aspetto della nostra vita quotidiana, si sta digitalizzando sempre più, mettendo seriamente a repentaglio l’esistenza di milioni di piccoli agricoltori, destinati a scomparire insieme con le sensibilità, i saperi e i sapori ch’essi producono da secoli. In Italia sono ormai rimaste poco più di un milione di aziende agricole. Negli ultimi quarant’anni sono scomparse due aziende su tre, mentre nei due decenni più recenti il numero si è ulteriormente dimezzato. Oltre a tutto ciò le produzioni vitivinicole e agricole sono in grave sofferenza a causa dei cambiamenti climatici e dell’attacco di parassiti e malattie d’accresciuta aggressività. In questo scenario, non certo felice, il governo del nostro Paese e parte dell’Unione Europea stanno lavorando per una deregolamentazione dei nuovi OGM ottenuti con le New Genomic Techniques (NGT).
Nonostante tutto questo serve insistere sulle strade che abbiamo calpestato in questi anni, ma non possiamo negarlo: le strade da percorrere sono sempre più accidentate, difficili. Il mondo in cui viviamo è sempre più inospitale per buona parte del vivente. Il presente sembra prospettare un futuro terribile, per una grossa fetta della popolazione mondiale è già mortale e atroce il presente che vive.
Serve custodire, per quanto possibile, quel poco che abbiamo, solidarizzando con le persone e i popoli oppressi, coltivare nuove relazioni e inventare nuove pratiche. Vivere, come dice Samah Jabr (che abbiamo ospitato sulle pagine dell’ultimo numero) con sumud – fermezza o perseveranza – mantenendo la nostra identità, la nostra dignità, con atteggiamento di sfida contro l’oppressore, credendo nella possibilità di un futuro giusto. Sumud è trovare forza nella comunità, nelle nostre difficoltà condivise, nell’irremovibile convinzione che la giustizia prevarrà.
Da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 36
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100
Per ricevere e sostenere questa pubblicazione: info@laterratrema.org

Last modified: 28 Mag 2025