L’ALBERA: L’URGENZA DI PROTEGGERE LE ZONE VERGINI E FRAGILI
di Barbara Magugliani, vignaiola a La Gutina
e IAEDEN
Fotografie IAEDEN

Versió en català a continuació


Il dispositivo è noto: c’è una zona di alto valore naturale e culturale ma a bassa densità abitativa, economicamente poco rilevante, perché ha “solo” terreni agricoli, alcuni dei quali abbandonati. C’è un governo a cui serve raggiungere la Quota Verde di produzione di energia rinnovabile e gli investimenti a questa collegati, di conseguenza. 

Sentii il potere e la bellezza de L’Albera nel 1993.

In viaggio con un’amica verso Barcellona per le vacanze estive, passammo per La Jonquera, piccolo paese di frontiera tra Francia e Spagna, che era, ed è tuttora, l’entrata più semplice verso il Mediterraneo.

Ricordo ancora la sensazione che vissi attraversando il leggero valico in autostrada: «un giorno vivrò qui, tra queste terre rosse e i suoi sugheri antichi e selvaggi». Lo dissi a voce alta solo all’amica che avevo di fianco in macchina: ci guardammo in silenzio e due risate cancellarono l’istante intenso che stavo vivendo.

Ed eccomi qui: vivo a L’Albera (Empordà – Catalogna – Spagna) dal 2007.

Sono una delle tante persone straniere che popolano queste aspre e dolci colline, la catena montuosa che accompagna i Pirenei a tuffarsi in mare, nello stupendo parco naturale del Cap de Creus

Come ci sono arrivata? Una semplice e complessa storia d’amore che mi ha portato a vivere vicino alla terra, con la terra e grazie alla terra, ai piedi de L’Albera.
Il colpo di fulmine del ’93 si è trasformato, durate questi anni, in una vera passione per un luogo potente, fragile, selvaggio e ricchissimo come, credo, pochi ne siano rimasti nell’Europa mediterranea. Uno spazio formato da un mosaico di vecchie vigne e uliveti, querce da sughero, macchia mediterranea, stagni temporanei, boschi di castagno e faggio, monumenti megalitici e resti romanici.

Uno dei più ricchi in biodiversità dell’arco pirenaico, luogo di passaggio di una delle più importanti rotte migratorie d’Europa.

Una zona con altissimi valori naturali e culturali, con una bassissima densità abitativa, battuta dalla Tramontana (forte vento del nord) quasi tutto l’anno; economicamente un po’ depressa a causa dell’abbandono delle terre causato dal boom turistico della costa, e contrassegnata dal Governo Catalano come area sacrificabile per raggiungere la Quota Verde di produzione di energia rinnovabile.

Un bersaglio facile: la terra rustica ha un valore economico bassissimo; la popolazione ha perso ogni relazione agricola e affettiva ed è disposta a cedere i terreni in cambio di denaro; la società civile è fragile, numericamente insignificante ed emotivamente distaccata dalla Natura che la circonda; la regione è una delle poche che non ha ancora impianti di produzione di energia rinnovabile in Catalogna; il territorio è solo parzialmente protetto, a macchia di leopardo, tra Rete Natura 2000 e PNIN (Parchi Naturali d’Interesse Nazionale).

Sento un dolore forte che in parte si trasforma in rabbia e in un’incredibile incomprensione: non capisco perché noi, come società, ci impegniamo a distruggere tutto ciò che è natura pura. Maltrattiamo la natura, la saccheggiamo per i nostri interessi, distruggiamo ecosistemi in nome di bisogni e di leggi che non vedono l’importanza della biodiversità e dell’esistenza e conservazione delle aree vergini, per noi e per il mondo che verrà. È un percorso che porta al suicidio.

Grazie al D. L. catalano 16/2019, le grandi aziende energetiche continuano a beneficiare della liberalizzazione e facilitazione della realizzazione dei grandi parchi eolici e fotovoltaici. Questo decreto riunisce misure urgenti per l’emergenza climatica e la promozione delle energie rinnovabili, rispondendo in questo modo alle esigenze dettate dalla Comunità Europea prima, e dal Governo Spagnolo poi, per raggiungere l’autonomia energetica nel 2050.

Diversi progetti di parchi eolici e solari sono attualmente in fase di presentazione nel nostro territorio, L’Empordà.

In pianura si concentrano i grandi parchi solari, là dove ci sono terreni fertili e coltivabili.

Su L’Albera e nel Golfo di Roses si concentrano i progetti eolici. Alcuni di questi progetti sono già stati accettati da parte del Comitato per le energie rinnovabili (organo di competenza del Governo Catalano), altri sono stati respinti e la maggior parte sono ancora in attesa di essere presentati. Le pale eoliche di questi parchi sarebbero di ultima generazione e avrebbero un’altezza di circa duecento metri: gli edifici più alti del nostro territorio sono di circa sessanta metri.

Perché ci opponiamo all’attuale modello d’implementazione delle energie rinnovabili? Cosa proponiamo?

La IAEDEN (Institució Alt Empordanesa per la Defensa i Estudi de la Natura) è l’associazione che guida la lotta per la preservazione del territorio dove vivo e che sostengo con tutta la mia energia.

Associazione battagliera come poche ne ho conosciute, da anni difende mare, costa e montagne dai ripetuti attacchi speculativi che arrivano senza sosta: per anni le urbanizzazioni turistiche sono state il centro delle battaglie. Nonostante questo, da anni e per anni la IAEDEN porta avanti anche e soprattutto un discorso chiaro sulla decrescita, l’uso delle risorse scarse, il problema dell’acqua, l’implementazione intelligente delle energie rinnovabili…

Ora ci troviamo nella scomoda posizione di dover dire: renovables sí pero no así, renovables sí però no així, energia rinnovabile SÌ, MA NON COSÌ!

E a dover spiegare più e più volte, a chi finora non si è preoccupato di nulla e si è trasformato nel più gran sostenitore delle energie rinnovabili, che non siamo contrari all’energia rinnovabile, ma siamo contrari all’attuale modello d’implementazione delle energie rinnovabili e alle politiche che lo sostengono.

L’attuazione che viene imposta ora è puramente speculativa: sviluppa un modello energetico basato su grandi progetti di parchi eolici e solari, sostenendo e reiterando la prosecuzione dell’attuale modello oligopolistico e non prende in considerazione il forte impatto ambientale, paesaggistico e sociale nei luoghi in cui si impongono questi progetti.

In nessun caso siamo contrari alla transizione dalle energie fossili a quelle rinnovabili, anzi è l’unico modo per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

Difendiamo il modello della piccola e media scala, dell’autoconsumo e delle comunità energetiche, così che l’energia, dopo molti anni di abusi da parte delle grandi compagnie elettriche, possa tornare a essere una risorsa nelle mani della popolazione, democratizzando così la sua produzione e venendo valorizzata per quello che è: un bisogno primario. Ecco perché lottiamo e facciamo pressione affinché, prima di sviluppare grandi infrastrutture energetiche con l’impatto ambientale che questo ha, si raggiunga il numero massimo d’impianti di autoconsumo e produzione di piccola e media scala, che si stima copra il 30% della domanda energetica catalana. Siamo coscienti che questo non sarà sufficiente a coprire tutta la domanda energetica catalana, ma chiediamo ed esigiamo che il resto dei grandi progetti che devono essere sviluppati, siano realizzati prima di tutto sulla base di una pianificazione energetica territoriale condivisa con la comunità e siano dimensionati alle esigenze ambientali e alle realtà dei luoghi in cui verranno installati.

Questo sviluppo deve ovviamente essere accompagnato da un miglioramento dell’efficienza nei consumi energetici delle aziende e delle abitazioni, dalla promozione di modelli di mobilità con una bassa domanda di energia (trasporto collettivo) e stili di vita (dieta, consumi, tempo libero, ecc.) che comportano un minor consumo di energia. 

STATO ATTUALE DEI PROGETTI E DELLA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE 

Attualmente abbiamo una sola buona notizia tra le mani: la società Desarrollos Renovables RPG 7 SLU ha desistito dallo sviluppo del Polígono eólico Neulós, a Cantallops (uno dei paesini de L’Albera, abitato da duecentocinquanta persone). Nello stesso comune ce ne sono ancora altri due in progetto, uno dei quali prossimo alla zona eolica Galatea (il progetto già approvato e più prossimo alla costruzione), contro il quale la IAEDEN ha presentato un ricorso e siamo in attesa della risposta del governo catalano per poi passare alla presentazione del Ricorso Contenzioso Amministrativo.

Nel frattempo organizziamo azioni puntuali sul territorio, per sensibilizzare i concittadini soprattutto sul valore inestimabile che hanno L’Albera e il Golfo di Roses,  sulla necessità impellente di difenderli e proteggere la loro incredibile biodiversità. 

La decisione della società Desarrollos Renovables RPG 7 SLU, con il ritiro dallo sviluppo del Polígono eólico Neulós a Cantallops, ci fa pensare che le aziende non siano più sicure sugli investimenti da fare. La bolla speculativa sta probabilmente iniziando a sgonfiarsi. La durata dei Fondi Next Generation, le difficoltà di accesso agli stessi fondi e l’aumento dei tassi d’interesse per i finanziamenti bancari e i costi d’installazione e dei materiali stanno influenzando le loro scelte.

Emerge quindi, oggi più che mai, la natura speculativa del fenomeno che mira a sacrificare la biodiversità de L’Albera, e di molte altre zone fragili e ricche, senza una pianificazione delle energie rinnovabili in base alle esigenze di consumo e senza guardare alle aree già degradate come possibili aree di installazione dei progetti.

Abbiamo sempre difeso la protezione globale di queste montagne.

La figura del Parco Naturale, che inglobi tutte le diverse figure di protezione presenti ora sul territorio, potrebbe essere la soluzione. Al momento tutti i municipi de L’Albera hanno firmato la mozione per richiedere la creazione del Parco Naturale: è un gran passo avanti fatto lentamente in questi ultimi due anni!

L’Albera merita la sua conservazione!

Lo merita L’Albera e tutte le zone vergini, intatte e fragili come questa, che sono minacciate dai progetti energetici industriali.

Dovremo cominciare a metterle in rete, collegando le valli e i territori.

Se non le conserviamo e non le valorizziamo le perderemo e non resteranno che grandi aree industriali, moderne e senza vita.

LA GUTINA a Sant Climent Sescebes (Girona, Catalunya)
La proprietà curata da La Gutina è stata acquistata dal bisnonno di Joan Carles Torres Miguel alla fine del 1800. È passata di generazione in generazione e il padre di Joan Carles è stato il primo a elaborare vino al maso per venderlo sfuso a clienti diretti e della zona. Joan Carles imparò da suo padre la vinificazione e soprattutto la passione per la vigna. Ereditò la proprietà nel 2006.
Nel 2010, grazie all’ingresso di Barbara Magugliani come “giovane agricoltrice” è stata ristrutturata e realizzata una nuova cantina e imbottigliata la prima annata, con l’idea forte di mantenere vivo il territorio, curarlo e preservarlo attraverso l’elaborazione del vino. In vigna lavorano per mantenere il terreno vivo e fresco e far crescere le piante sane e autosufficienti.
La vocazione collaborativa spinge a condividere esperienze e a collaborare con diverse entità del territorio: La Gutina ha firmato accordi di Custodia Agraria con il Centro di Riproduzione della Tartaruga de L’Albera (per accogliere i giovani individui nati al centro) e con la IAEDEN per il mantenimento e il recupero degli stagni de La Gutina.
Celler La Gutina partecipa a La Terra Trema | Fiera Feroce dal 2019.



Da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 31
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100
Per ricevere e sostenere questa pubblicazione: info@laterratrema.org

L’ALBERA: L’URGÈNCIA DE PROTEGIR LES ZONES VERGES I FRÀGILS
Barbara Magugliani, Celler La Gutina
Amb el suport i les paraules de IAEDEN

Vaig sentir el poder i la bellesa de l’Albera al 1993.

De viatge amb una amiga cap a Barcelona per les vacances d’estiu, vam passar per La Jonquera: un petit poble de frontera entre França i Espanya que era, i encara ho és, l’entrada més senzilla i directa a Espanya a prop del Mediterrani.

Encara recordo la sensació que vaig viure creuant el petit pas a l’autopista: “un dia viuré aquí, entre aquestes terres vermelles i els suros salvatges” vaig pensar. I ho vaig dir en veu alta només a la meva amiga, que viatjava amb mi: ens vam mirar en silenci i una rialla va esborrar ràpidament la intensitat del moment viscut.

I aquí estic: visc a l’Albera (Empordà – Catalunya – Espanya) del 2007.

Soc una dels molts estrangers que habiten aquestes aspres i dolces muntanyes de l’Albera, una serralada que acompanya els Pirineus fins al mar, allà al magnífic Cap de Creus.

Com hi he arribat? Una història d’amor senzilla i complexa que m’ha portat a viure a prop de la terra, amb la terra i gràcies a la terra, als peus de l’Albera. Aquell amor a primera vista del ’93, durant aquests anys s’ha transformat en una veritable passió per un lloc potent, fràgil, salvatge i exuberant com, crec, pocs n’han quedat a l’Europa Mediterrània.

Un espai format per un mosaic de vinyes velles i olivars, suros, garriga, basses temporals, boscos de castanyers i faigs, monuments megalítics i ruïnes medievals.

Un indret dels més rics en biodiversitat dels Pirineus, lloc de trànsit per una de les rutes migratòries més importants d’Europa.

Una zona d’altíssim valors naturals i culturals, amb una densitat de població molt baixa, colpejada per la Tramuntana per bona part de l’any, econòmicament un xic deprimida a causa de l’abandonament de les terres pel boom turístic de la Costa Brava als anys vuitanta, i que va ser destinada pel Govern català de la Generalitat com àrea de sacrifici per aconseguir la Quota Verd de producció d’energia renovable.

Una diana fàcil:

– la terra rústica té un valor econòmic baixíssim:

– la població ha perdut la relació agrícola i afectiva amb la terra i està disposada a cedir els terrenys a canvi dels diners que ofereixen les empreses;

– la societat civil és emotivament llunyana de la Natura que l’envolta;

– la regió és una de les poques a Catalunya que, tot i tenint vent, encara no té instal·lacions eòliques;

– el territori està només parcialment protegit, entre “Xarxa Natura 2000” i PNEIN (Paratge Natural d’Interès Nacional).

Sento un dolor molt fort que es transforma, en part, en ràbia i una total incomprensió: no entenc perqué nosaltres, com societat, ens empenyem a destruir tot lo que és Pura Natura.

Maltractem la natura, la saquegem pels nostres propis interessos, destruïm ecosistemes en nom de necessitats i lleis que no veuen ni evaluen la importància de la biodiversitat i l’existència i preservació d’espais verges. Importants per nosaltres ara i molt més per al món futur. És un camí que porta al suïcidi.

Gràcies al Decret Legislatiu 16/2019, les grans empreses energètiques continuen beneficiant-se de la liberalització i facilitació de la construcció de grans parcs eòlics i fotovoltaics. Aquest decret recull mesures urgents per a l’emergència climàtica i l’impuls de les energies renovables, responent així a les necessitats dictades per la Comunitat Europea primer, i després pel Govern espanyol, per aconseguir l’autonomia energètica el 2050.

Actualment es presenten diversos projectes de parcs eòlics i solars al nostre territori, l’Empordà.

Els grans parcs solars es concentren a les planes, allà a on ara hi ha terres fèrtils i cultivables.

Els projectes eòlics es concentren a l’Albera i al golf de Roses. Alguns d’aquests projectes ja han estat acceptats per la Comissió d’Energies Renovables (òrgan competent de la Generalitat), d’altres han estat rebutjats i la majoria encara estan pendents de ser presentats. Els aerogeneradors d’aquests parcs eòlics serien d’última generació i tindrien una alçada d’uns 200 metres: els edificis més alts de la nostra zona són d’uns 60 metres.

Per què ens oposem al model actual d’implantació d’energies renovables? Què proposem?

La IAEDEN (Institució Alt Empordanesa per la Defensa i Estudi de la Natura) és l’associació que lidera la lluita per la preservació del territori on visc i a la qual dono tot el meu suport.

Una associació combativa com poques que conec, fa anys que defensa el mar, la costa i la muntanya dels repetits atacs especulatius que arriben implacablement: durant anys les urbanitzacions turístiques han estat el centre de les batalles. Malgrat això, durant anys i des de fa anys la IAEDEN també i sobretot ha dut a terme un discurs clar sobre la

el decreixement, l’ús de recursos escassos, el problema de l’aigua, la implementació intel·ligent de energies renovables …

Ara ens trobem en la posició incòmoda d’haver de dir: energies renovables SÍ, PERÒ NO AIXÍ!

I haver d’explicar una vegada i una altra, que no estem en contra de les energies renovables, sinó que estem en contra de l’actual model d’implantació de les energies renovables i de les polítiques que li donen suport. La implementació que s’està imposant ara és purament especulativa: desenvolupa un model energètic basat en grans projectes de parcs eòlics i solars, recolzant i reiterant la continuïtat del model oligopolístic actual i no té en compte el fort impacte ambiental, paisatgístic i social en els llocs on s’imposen aquests projectes.

En cap cas ens oposem a la transició dels combustibles fòssils a les renovables, al contrari, és l’única manera de mitigar els efectes del canvi climàtic.

Defensem que el model que ha de prevaler és el de les comunitats de petit i mitjà consum, autoconsum i energia que permetin, després de molts anys d’abús per part de les grans elèctriques, que l’energia torni a ser un recurs en mans de la població, democratitzant així la seva producció i sent valorada com el que és: una necessitat primària. És per això que lluitem i pressionem perquè s’assoleixi el màxim nombre de plantes d’autoconsum i producció a petita i mitjana escala abans de desenvolupar grans infraestructures energètiques amb l’impacte ambiental que això té, que es calcula que cobreixi el 30% de la demanda energètica de Catalunya. Som conscients que això no serà suficient per cobrir tota la demanda energètica de Catalunya, però demanem i exigim que la resta de grans projectes que s’han de desenvolupar es duguin a terme, en primer lloc, a partir d’una planificació energètica territorial compartida amb la comunitat i es dimensionin a les necessitats i realitats ambientals dels llocs on s’instal·laran. Per descomptat, aquest desenvolupament ha d’anar acompanyat d’una millora de l’eficiència energètica d’empreses i llars, l’impuls de models de mobilitat amb baixa demanda energètica (transport col·lectiu) i estils de vida (alimentació, consum, oci, etc.) que comportin un menor consum energètic.

ESTAT ACTUAL DELS PROJECTES I CAMPANYA DE SENSIBILITZACIÓ

Actualment, només tenim una bona notícia entre mans: l’empresa “Desarrollos Renovables RPG 7 SLU” ha desistit del desenvolupament del volcà Neulós a Cantallops (un dels pobles de l’Albera, habitat per 250 persones). Al mateix municipi encara n’hi ha dos més en tramitació, un dels quals és a prop de la zona eòlica “Galatea” (el projecte ja aprovat i més proper a la construcció), contra el qual la IAEDEN ha presentat un recurs i està a l’espera de la resposta del govern català, per passar a la interposició del recurs contenciós administratiu.

Mentrestant, s’organitzen accions específiques a la zona, per conscienciar els ciutadans sobre l’inestimable valor que tenen l’Albera i el golf de Roses i sobre la necessitat urgent de protegir-la i protegir-ne seva increïble biodiversitat.

La decisió de l’empresa “Desarrollos Renovables RPG 7 SLU”, és a dir, de retirar-se de la urbanització del Polígon Elèctric Neulós, a Cantallops, ens fa pensar que les empreses ja no tenen clares les inversions a realitzar. Probablement, la bombolla especulativa comença a desinflar-se. La durada dels fons Next Generation, les dificultats per accedir-hi i l’augment dels tipus d’interès dels préstecs bancaris i els costos d’instal·lació i materials influeixen en les seves eleccions.

Emergeix, doncs, avui més que mai, el caràcter especulatiu del fenomen que pretén sacrificar la biodiversitat de l’Albera, i de moltes altres zones fràgils i riques, sense planificar les energies renovables en funció de les necessitats de consum i sense mirar zones ja degradades com a possibles àmbits d’implantació de projectes.

Sempre hem defensat la protecció global d’aquestes muntanyes.

La figura del Parc Natural, que engloba totes les diferents figures de protecció que hi ha actualment a la zona, podria ser la solució. De moment tots els municipis de l’Albera han signat la moció per demanar la creació del Parc Natural: és un gran pas endavant fet a poc a poc en els darrers dos anys!

L’Albera mereix la seva conservació!

S’ho mereixen l’Albera i totes les zones verges, intactes i fràgils com aquesta, amenaçades per projectes energètics “industrials”.
Haurem de començar a fer-ho a la xarxa, connectant les valls i els territoris un a un.
Si no les conservem i les potenciem, les perdrem i ens quedarem només amb àrees industrials grans, modernes i sense vida.

Sant Climent Sescebes, 01/01/2024


Da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 31
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100
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Last modified: 5 Mar 2024

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