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Noi non avevamo chiesto

L'AlmanaccoTumulti

Caterpillar è performer e agitatore, non si riconosce in nessuna patria e per questo parla tutte le lingue del mondo. Attraverso i suoi monologhi, il suo carnascialesco Anarkokabarett e le sue maschere mette in scena la rocambolesca Assurdità del mondo e del Potere che intrappolano la vita e i corpi in un delirio automatico di insensatezze. Tra i suoi spettacoli, si ricorda “Katastroff, reading rizomatico“, ispirato alla “Teoria del Bloom” di Tiqqun, “Humus – Non saranno certo le stelle a caderci addosso“, tratto da “Humus diario di terra” di Bianca Bonavita e “Era solo un ragazzo“, messinscena dell’omonimo poema di Guido Celli.
A breve in uscita il suo primo libro dal titolo “Il Capo”, per le edizioni Sem Plumas, con una raccolta di monologhi teatrali ed altre composizioni poetiche.

NOI NON AVEVAMO CHIESTO

di Caterpillar
immagine di anarcorporëos

Lo giuro:
noi non avevamo chiesto niente di tutto questo.

Non abbiamo chiesto l’ergastolo del lavoro,
concesso di grazia, per grazia ricevuto e custodito nella fatica e nel tacere,
tacendo la fatica e tacendo il tacere.

Non abbiamo chiesto questa vita sbadigliata dalle sale d’attesa,
né quella premuta, adunata, serrata nei ripostigli dell’Identico,
quella catturata e stinta sugli altari del Commercio,
non chiedemmo questa vita tuonata dentro stanze spente di vita
o nelle aree di sosta lungo l’autostrada.

Non abbiamo chiesto la ferocia delle demarcazioni, delle nomenclature,
dei numeri adorati come idoli e unica misura dell’esistere.

Non chiedemmo il solco gareggiato per finzione di natura,
solco di suolo e di acqua, solco immaginato e invalicabile,
invisibile agli occhi del vivente.

Non chiedemmo le sepolture condominiali,
le abitazioni inabitate come scatole da scarpe impilate
a separare per sempre il dentro dal fuori, per sempre il dentro dal fuori.

Non abbiamo chiesto il terrore rinnovato ad ogni albore,
nutrito in potenza e impostura,
il terrore imminente, la catastrofe imminente, il nemico imminente,
narrati a lezione e a monito,
a sollevare da ogni gentilezza ed esimere da ogni innesco.

Non chiedemmo lo stordimento necessario a contendere a lungo,
in durata di apnea,
lo stordimento insegnato ed appreso in aule semibuie,
o da schermi luminescenti perennemente accesi,
nell’obbligo di apprendere l’alto e il basso senza fraintendimenti.

Non chiedemmo la clausura del moto rotto sul nascere,
stroncato sul crescere, eretto a forma di malattia,
rapito al prodigio del gioco e adagiato sulle ginocchia dell’obbedienza,
come pietra che ha in sorte solo la frana, la caduta, la valanga
e non il serbare accesa la montagna.

Non avevamo chiesto l’esilio del corpo,
l’abitudine alla cattura nel suo guardare e farsi guardare,
condannato in realtà al suo nascondimento, alla sua vergogna,
alla sua reclusione, all’eclisse della sua eccezione meravigliosa.

Non chiedemmo la Bestia messa a disprezzo,
a invidia e disprezzo del suo miracolo di bestia,
non il tronco dell’albero amputato della salita a fiore e frutto,
non l’intelligenza inventata e accaparrata, domesticata fino a imputridire,
lontana dal suo utero.

Non chiedemmo niente di tutto questo, lo giuro,
né nella notte che ci dormiva intanati
non nel giorno che ci assolava addosso.

… e quante volte abbiamo imparato che sbagliando non si impara
non da questa parte, non da questa pelle
non da questo sguardo che ordina l’inclinazione dello sguardo,
e l’avanti e l’indietro che da esso si slacciano,
sempre seguendo gli ordini, sempre eseguendo gli ordini.

Mai chiedemmo l’Assurdo che s’incarna in ogni nostro gesto,
l’Assurdità automatica della Ripetizione, del Frastuono,
della Città in rovina, dei corpi in rovina, del vivente in rovina.

Quello che avremmo dovuto e potuto non ha forma di domanda,
ma di carezza,
semplicemente,
la carezza del diritto
a una carezza.


da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 18
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100 | 2 colori

Last modified: 17 Dic 2020

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