Intervista a Paola Leonardi e Walter Loesch di Terra d’Arcoiris | Di Simone Muzza per Zero.eu

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Da Zero.eu

Dal 27 al 29 novembre torna al Leoncavallo La terra trema, l’appuntamento dedicato a vini e vignaioli autentici e indipendenti, agricolture periurbane, cibo e poesia dalla terra che ci ha fatto conoscere e innamorare di tantissime bottiglie e storie.
Abbiamo fatto una chiacchierata con alcuni tra gli espositori, scelti con i ragazzi di La terra trema perché tra i più rappresentativi della manifestazione: dopo Emanuele Crudeli di Terre Apuane, Renato Buganza e Alfonso Soranzo, è la volta di Paola Leonardi (Roma, 1949) e Walter Loesch (Cermes/Tscherms, BZ, 1952) di Terra d’Arcoiris di Chianciano Terme (SI), in Valdichiana.

ZERO – Avete un ricordo d’infanzia legato al vino?
Paola – Ho imparato a bere il vino dal bicchiere di mio padre: il bianco dei castelli romani.
Walter – L’odore del mosto in fermentazione che usciva dalle cantine del paese quando andavo all’asilo e le facce arrossate con i nasi paonazzi quando i cantinieri uscivano in strada per prendere fiato durante la svinatura quando frequentavo le elementari.

Vi siete sempre occupati di vini?
No, abbiamo scelto di coltivare la terra in modo biologico, la decisione di fare il vino è venuta dopo.

Potete presentare la vostra azienda?
Sul nostro sito ci delle informazioni, tuttavia se qualcuno vuol saperne di più deve venire in azienda, guardarsi intorno e cercare di leggere quello che non è mai stato scritto.

Che uve coltivate, che vini producete, in che quantità, quanto costano?
Produciamo vini rossi, principalmente sangiovese, poi ciliegiolo, foglia tonda, malvasia nera, mazzese, colorino, syrah, merlot. Costano poco.

Quante persone lavorano da voi? Accogliete richieste di giovani che vorrebbero lavorare in un’azienda vinicola? Ne ricevete molte?
Lavora con noi Laura da 16 anni e Florian, nostro figlio più giovane, architetto appassionato di natura. Al bisogno altre due persone. I giovani arriveranno.

Come descrivereste La terra trema? Avete già partecipato? Cosa vi ha spinto a prendere parte a questo tipo di evento?
C’eravamo già quando si chiamava Terra e libertà – Critical Wine. Veronelli, insieme a un po’ di brillante gioventù che l’hanno iniziata, ha fatto innamorare tanti a questa formula, e i ragazzi che l’hanno proseguita hanno fatto del loro meglio per non tradirne lo spirito. Nel tempo si è trasformata così come le persone, come ogni evento non si può descrivere ma si sviluppa nei tempi e nei modi del qui e ora.

Naturale, biologico, biodinamico, artigianale… Le definizioni sui vini si sprecano, e il consumatore è sempre più confuso. Voi come definireste il vostro vino?
Fatto con l’uva.

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Walter Loesch a La terra trema

 

Il vostro vino contiene solfiti aggiunti? Se sì, perché?
Sì, in dosi molto basse, non sappiamo farlo senza.

Ma un vino artigianale è migliore a prescindere da uno industriale? O è solo più sano? E poi, siete sicuri che zolfo e rame sono più sani per l’organismo?
Non ho conoscenza di come è fatto il vino industriale o di come gli altri lavorano, potrei dirti come lavoriamo noi: con la curiosità e la voglia di fare e la coscienza che la natura vuole essere ricca.

La maggior parte dei vini sul mercato sono prodotti con diserbanti, concimi di sintesi, pesticidi, ingredienti di originale animale… Siete favorevoli a una normativa che costringa i vignaioli a scrivere tutto quello che c’è nelle bottiglie e come viene ottenuto il vino?
Nel 1516 ad Ingoldstadt venne sottoscritto il cosiddetto Reinheitsgeboteditto della purezza) che stabiliva che nel fare la birra si dovevano usare i seguenti ingredienti e solo quelli: orzo, luppolo e acqua. Perché nel disciplinare EU per il vino biologico non c’è traccia di un Reinheitsgebot? E così arriviamo a rompere l’anima al vignaiolo!

3 bottiglie che porteresti sulla Luna.
Acqua, aria, terra con semi e lombrichi.

Cosa bevete a parte il vino?
Succo di mela e di uva prodotti da noi, anche acqua per la sete.

Cosa significa per voi bere responsabilmente? Bevi tutti i giorni?
Significa bere a pranzo e a cena.

E se vi è capitato di non bere responsabilmente, qual è il rimedio per una sbronza?
Grattarsi il capo, aspettare che passi resistendo alla tentazione di bere ancora.

TESTO DI SIMONE MUZZA
lunedì 16 novembre 2015

Leggi anche:
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Intervista a Emanuele Crudeli di Terre Apuane
Intervista a Renato Buganza
Intervista ad Alfonso Soranzo dell’Azienda Agricola Monteforche

Last modified: 20 Ott 2019

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