Le multinazionali OGM e l’insetto Diabrotica virgifera

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Si chiama “Diabrotica virgifera”, è apparso dal nulla pochi anni fa e ora sta distruggendo senza pietà le coltivazioni di mais europee. Non è debellabile, se non con OGM brevettati negli Stati uniti e comparsi sul mercato subito dopo l’esplosione del flagello nei nostri campi.

Uno strano insetto si aggira per l’Europa. “E’ un insetto che avremmo preferito non conoscere mai, ma che adesso dobbiamo assolutamente imparare a controllare”. Marco Boriani, responsabile del servizio fitosanitario della regione Lombardia, ha appena osservato sui campi di Cislago (Varese) e Fenegrò (Como) le prime conseguenze degli attacchi della Diabrotica virgifera, un parassita di origine americana che appartiene alla famiglia dei coleotteri crisomelidi e vive mangiando e distruggendo il mais.”
Le aree interessate quest’anno dai primi danni – si legge in un rapporto che Boriani presenterà il 25 ottobre in un convegno alla Fiera di Cremona – potranno subire il prossimo anno anche danni di maggiore gravità in mancanza di azioni di contenimento, e vedere la propria superficie estendersi ad aree adiacenti, dove il monitoraggio ancora in corso ha accertato l’esistenza di popolazioni estremamente numerose”.
Che fare? “Il problema è quello di convincere gli agricoltori a fare la rotazione del raccolto, che è il principale metodo per bonificare i terreni infestati”, spiega Boriani. Sistema che tre anni fa è già stato sperimentato in Veneto. “La regione – ricorda Filippo Castagnoli, agronomo sementiero – ha imposto la rotazione delle colture, e siccome per gli agricoltori la pratica comportava delle perdite ha dato finanziamenti di 2-300 mila lire per ettaro. Nella zona intorno a Venezia l’insetto è stato quasi completamente eradicato, ma sembra che sia riuscito ad entrare in Lombardia attraverso la Svizzera…”.

Lo scorso anno la Diabrotica è stata scoperta nelle province di Varese, Como, Sondrio, Lecco, Milano, Bergamo, Lodi e Cremona, quest’anno anche a Pavia. In Italia è stata trovata la prima volta nel 1998 in prossimità dell’aeroporto di Tessera (Venezia), l’anno scorso in Piemonte, poi in Friuli e quest’estate anche in Francia, vicino agli aeroporti di Roissy, Orly e Bourget. In Europa, la storia dell’insetto, un viaggiatore scatenato, è cominciata nel 1992 in un altro aeroporto, quello di Belgrado: è stato visto per la prima volta vicino a un hangar per aerei da caccia statunitensi. Da allora la Diabrotica ha infestato l’Europa orientale con una progressione inquietante (Ungheria, Croazia, Romania, Bosnia, Bulgaria, Montenegro, Slovacchia, Svizzera, Ucraina e Austria). Negli Usa la lotta contro questo divoratore di mais costa ogni anno da 650 milioni a 1 miliardo di dollari.

“Noi siamo disgraziatamente già allo stadio in cui non potremo eradicarlo”, ha dichiarato a Le Monde Silvie Derridj, ricercatrice nel laboratorio di fitofarmacia e mediazione chimica di Versailles.
Tanto pessimismo è dovuto allo straordinario comportamento della Diabrotica. Gli agricoltori americani non ce l’hanno fatta con i pesticidi, e anche il metodo più dolce, quello della rotazione delle colture, specialmente con la soia, non sempre ha dato buoni risultati: l’insetto infatti è in grado di deporre uova in autunno in un campo di soia per far nascere i “piccoli” l’anno successivo in un campo ricoltivato a mais, sembra poi che le uova possano rimanere “addormentate” due o più inverni in attesa di risvegliarsi in un campo di mais.

Una battaglia persa in partenza? No. Perché mentre gli agronomi di mezza Europa si stanno ingegnando a combinare metodi diversi, qualcuno ha già depositato il brevetto per la medicina che salverà i campi di mais di tutto il mondo. Si tratta del nuovo mais transgenico Mon 863, “naturalmente” resistente alla Diabrotica virgifera e presto in commercio negli Stati Uniti d’America grazie a Monsanto e Pioneer, le potenti multinazionali del biotech.

La notizia in Francia ha alimentato un dibattito che si può riassumere nel seguente interrogativo: l’invasione della Diabrotica è stata fortuita oppure no? Difficile rispondere. Ma, per esempio, non può non insospettire il fatto che Pioneer abbia condotto esperimenti sul territorio francese ben prima che l’insetto abbia fatto la sua comparsa in Francia. Secondo il Criigen, associazione che si batte contro gli OGM, la rapidità di reazione delle multinazionali è quantomeno sospetta. Gilles-Eric Séralini, professore di biologia all’università di Caen, autore del libro OGM, le vrai débat, è rimasto colpito dalla strana coincidenza. Séralini infatti è convinto che la guerra per gli OGM si possa condurre anche con metodi “duri”, cioè spandendo sul terreno insetti devastatori come la Diabrotica, “sarà una coincidenza ma in Europa Monsanto ha testato dei mais transgenici resistenti a questi insetti quando apparentemente non ce n’era alcun bisogno”.

Marco Boriani, che sta monitorando i campi lombardi, non pensa che il mais OGM sia una soluzione all’ordine del giorno – “puntiamo al massimo rispetto dell’ambiente…” – anche se, come scrive nella sua relazione, “l’industria dovrà fornire delle risposte e dovranno essere sviluppate specifiche ricerche, non escluso il ricorso in futuro, quando e se sarà possibile, a sementi geneticamente modificate”. Stefano Masini, responsabile ambiente di Coldiretti, ritiene che si debba agire con metodi naturali: “Il fenomeno è localizzato e bisogna intervenire presto con mezzi tecnici normativamente ammessi, è impensabile intervenire modificando geneticamente la pianta che ospita l’insetto, perché il rimedio sarebbe peggiore del male”.

da “il manifesto”, di LUCA FAZIO

Last modified: 9 Ott 2012

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