IL LEONCAVALLO VIVE! 
GLI SPAZI DEL CONFLITTO E DELL’AUTOGESTIONE VIVONO!
CONTRO I PADRONI DELLA CITTÀ
CONTRO I FASCISMI DI GOVERNO

Il 6 settembre anche un universo agricolo ha inondato la città del nulla, la città che espelle, sgombera, reclude.
Ringraziamo quante e quanti, agricoltrici, agricoltori (e non solo loro), hanno intrapreso un viaggio lungo a sostegno degli spazi dell’autogestione, del conflitto; a sostegno delle occupazioni. Con consapevolezza.

«𝐸 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑠𝑖 𝑟𝑖𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎».

In alto i calici.
Folletto25603
La Terra Trema

Qualcuno dice 80mila (esagerando), altri 60mila (più realistici), la questura (la meno affidabile) dice 20mila.

Una cosa è certa: decine di migliaia di persone il 6 settembre hanno attraversato Milano e gremito p.zza Duomo in difesa del Leoncavallo, di tutti i centri sociali occupati e autogestiti e di tutti gli spazi sociali e pubblici d’Italia. Anche l’agricoltura contadina, per la prima volta in questo paese, ha sfilato con e per l’autogestione e l’autorganizzazione.

L’abbiamo detto nei giorni scorsi e oggi lo possiamo dire con più convinzione: si è palesata una forza sociale che mancava. Una forza sociale che chiede spazi di socialità e cultura non mercificati, spazi di autonomia, un futuro diverso da quello che la politica al servizio del capitalismo digitale e finanziario sta producendo: esclusione, povertà, guerre.

Questa forza sociale ha dimostrato di sapere bene che il Sindaco Sala e la sua Giunta hanno contribuito, insieme agli amministratori pubblici degli ultimi vent’anni, non solo allo sgombero del Leoncavallo, ma a fare di Milano una città di nulla. Questa forza sociale ha dimostrato di sapere bene chi governa questo paese e di non volere un governo di neofascisti. Questa forza sociale è contro il genocidio in Palestina, al fianco di tutti i popoli che soccombono alle guerre.

Il corteo di ieri, con il concentramento in P.zza Duca D’Aosta, con tutte le persone che si sono date appuntamento in P.ta Venezia e che si sono aggiunte durante il percorso, ha aperto un’enorme possibilità. Con potenza.

Ha dimostrato che il Leoncavallo e la sua storia sono patrimonio di Milano e non possono essere cancellati con un colpo di Piano del Governo del Territorio e dalla forza poliziesca in nome di una sedicente legalità.
Ha chiarito che l’area in via Watteau, da decenni, non è di proprietà della società immobiliare “L’orologio srl” della famiglia Cabassi, ma appartiene al Leoncavallo, alle cinque generazioni e alle migliaia di persone che in questi 31 anni l’hanno recuperata, vissuta, animata e attraversata.

Il Leoncavallo merita uno spazio all’altezza della sua storia.
Uno spazio dignitoso, non una deportazione in un capannoncino avvelenato, irreggimentato da procedure e vincoli burocratici al prezzo di mezzo milione di euro e migliaia di ore di lavoro dei compagni e delle compagne per la sistemazione.
Amianto e miseria: questo è quello che Sala e i suoi offrono alla piazza del 6 settembre.
Un’offerta inaccettabile.
Il Leoncavallo deve continuare a vivere in via Watteau. Milano deve smettere di essere al servizio della speculazione immobiliare (Catella, Cabassi e compagnia mettetevelo bene in testa) e dei turisti (meno tavolini e localini, più vino e cibo buono dei contadini).

Il Governo Meloni se lo metta bene in testa: non costruirà un futuro di sgomberi, intolleranza, fascismo.

I primi passi dopo lo sgombero del Leoncavallo sono stati fatti.  Ne servono molti altri per costruire e immaginare un presente e un futuro diversi da quelli terribili che stiamo vivendo. Non sarà facile. Alimentiamo relazioni e complicità. Alimentiamo questa forza sociale.

Folletto 25603
La Terra Trema

Last modified: 9 Set 2025

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