29

Written by:

Mistero

Il primo sguardoL'Almanaccoslider

MISTERO

di Guido Celli

che Mistero
non possa dirsi cosa
pur avendone il come
è vero
che Mistero
sia il nome all’angolo
sconosciuto che la cosa
sponda al pensiero
che s’annoda a un’altra cosa
è vero

che Mistero
non sappia di sé
più di quanto il nome
della cosa che indaga
e non trovando sostituisce
è vero

che Mistero in quanto tale
non dovrebbe avere un nome
ma l’indicibilità della cosa
di cui è il come
è vero

che il suo nome, Mistero
lo abbia per un’assenza
della cosa in sé
e al contempo per una dimenticanza
della cosa a sé
è vero

che, essendo come
ogni nome il lenzuolo
che copre la ferita allo spazio
della cosa in cui stare
Mistero sia anche la cosa
che nominando non saprà abitare
e abitando non può nominare
è vero

che Mistero
sia, o come o nome
in realtà l’inno
a ciò che conosce della cosa
che ignora perché nomina
è vero

che Mistero abbia sempre
in pancia o in gola
un come che testimoni
il nome del suo canto
è vero

ma che Mistero
leghi in sé
il nome alla cosa
come un nodo a una rosa
lo è altrettanto

V

Buio piombato in stanza, Mistero, sei
buio fresco appena munto dalle pareti
e versato in stanza come in un secchio
fiorito dal cucchiaio di una goccia d’oscuro
spremuto a miele sul pavimento
dal rovo agrume dell’occhio
buio come quando il sole nella retina marcia
buio come quando ti muoiono i nervi
e per dirlo ti escono le parole dalla pancia.

XIII

Fragore fame strangolamento, Mistero, sei
e colpi evitati in silenzio come un lupo
e io so che la forza che ci vuole
è quella di una mano che mostra un vaso rarissimo
e ricama rabbie sul guanto in fiamme di un assassino.

Cordiale orrore, azione tremenda, Mistero, sei
fioritura in sogno al seno gelato dell’incubo
che sboccia in inferno e secca a primavera
e che nella mano porta un pezzo di cuore
e nell’altra una sberla nera.

XVI

Altra altrissima cosa, Mistero, sei
quando ti sciogli di luce i capelli
e a me viene l’ecauristia agli occhi
dentro come un delirio.

Altra altrissima cosa, Mistero, sei
quando ti rarefai in riso i nervi
e a me viene l’ora al cuore
contro come un martirio.

XXII

Mistero: quando intuisco che stai per venire
il mio respiro comincia un odore di morte
come quello di una vacca quando si avvia al macello
e tenta un’indemonio di scalci e zoccoli
sgranando dagli occhi una selvaggina di luce
nella foggia primitiva e crudele che altera
le linee del cretto che la vita indossa come maschera.

XXIV

Male assoluto, piccolissimo male, Mistero, sei
che in arcano muti la cosa normale
e in romanico i tuoi silenzi
in anca focaia i tuoi dinieghi
con la liana d’aria spina
in idea ai tuoi appuntamenti.

Mistero, conoscere vorrei il tuorlo dei secoli
racchiusi in millennio ai tuoi momenti.

XXIX

La cosa non detta che dici di dire, Mistero, sei
e anche quella che vuoi dire
prima di dirne un’altra
e la cosa detta che dici
nel modo e perché
in cui non la dici.

La cosa che non so che stai per dire, Mistero, sei
e il che non la dirai
e la cosa che so che forse non dici
e la cosa che non so
anche se me la dici.

XXXIV

Tu sei il genio, la creta d’ombre, Mistero
che annodi a me come un’edera
tu sei, Mistero, in ogni nome che so
l’antro al suo dedalo
e stata sempre, nel poi di quel che ho
lo sbraccio invisto di un fendente
il resto d’un miracolo attorcigliato alla realtà
l’indugio di predire l’avvenire
con cui la verità mistifica il presente.

XLVII

Amarti come un mondo, Mistero,
è una vertigine d’issimo
una lunga notte di logiche rigorose
che porta ogni mio istante al ciglio
dell’abisso e l’abisso al ciglio
dell’estasi e l’estasi al ciglio
della statua e la statua al ciglio
di un fantasma e il fantasma al ciglio
dell’irreale e l’irreale al ciglio
del futuro e il futuro all’idea
che se va bene finirà male.

Mistero, vorrei, davvero, scomparire
per diventarti uguale.

XLVIII

Non so più come riconoscere le cose, Mistero
l’oggetto dal gesto, il luogo dal ricordo
io ti vedo come fossi un’ala d’universo
e in ogni cosa che vedo sei te che vedo
e questo accade perché sei il principio
che regge la coda allo strale del verso
l’icona rovente in arteria al mio credo.

Amarti è origliarti dall’uscio di un archetipo:
chiedi risposta se domando
domandi quando ti chiedo.

L

La tutta tanta, la troppo tutta, Mistero, sei
opulenta abiezione, invocata miseria
che mi porti ad amare più di me stesso
la perversa natura del viceversa
che trascini al primo strato del venire
ogni ignoto d’avvenire
che vomeri il non ancora avvenuto
con l’arpione del già capitato
e anteponi la coda del tempo
nell’ormai di ciò che ancora deve accadere.

Avido baratro, candido arcano, Mistero, sei
che non ti posso e mai intera potrò sapere.

LVII

Dormirti vicino, Mistero, è fiancheggiare un rogo
sentirsi avvolti da una vampa di “mai saprò”
sentirsi i fianchi fiammeggiare dal pogo
di arcani che volteggiano come ali di un falò.

Dormirti vicino, Mistero, è l’ustione di cui mi drogo
e in cui affogo ogni vacua verità che so.

LXVIII

Chiamami, Mistero, ancora a te
porta la lingua nella mia bocca
dissecca l’angelo della mia colpa
taglia la lingua dalla mia bocca.

Avvocami, Mistero, ancora a te
vomita il fiato nella mia bocca
prosciuga l’angelo della mia colpa
allontana la voce dalla mia bocca.

Parlami, Mistero, ancora una volta
togli la norma dalla mia bocca
sgrammatica l’angelo della mia colpa
sloggia il codice dalla mia bocca.

Reclamami, Mistero, ancora a te
dona un altro idioma alla mia bocca
incendia l’angelo della mia colpa
scaccia la grammatica dalla mia bocca.


Mistero (Tic, Roma 2025) è l’undicesimo poema pubblicato da Guido Celli. Forma, insieme a “Camera d’Oriente” (Tic, Roma 2021) e altri cinque poemi ancora inediti, il mosaico d’affluenti chiamato “Eptalogia di M“, di cui è primo capitolo, l’esordio. Nei versi di questo poema assistiamo, compartecipi e inermi, all’ancestrale duello fra Domanda e Mondo, fra Verità e Nome, fra la cosa e il suo come. Quale ordine naturale può mai nascere dal conflitto fra Sapienza e Mistero? La Poesia, che come diceva Mahmud Darwish, è un’infanzia divenuta saggia, agisce la sua risposta conservandosi nell’eternità della domanda: il Mistero, in quanto fuoco, forma con Desiderio l’ellisse dell’esistenza che mantiene la tensione del vivere in sospeso e tempesta fra la brama del conoscere e l’ammissione beata del non riuscire, è l’innesco al sapere che tutto ciò che si sa non elimina l’enigma, ma lo serba fra le parole come un bocciuolo.

Da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 37
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100
Per ricevere e sostenere questa pubblicazione: info@laterratrema.org

Last modified: 19 Set 2025

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.