
incontro con
LA VOLPE e L’UVA (FOA Boccaccio), ENOTICA (CSOA Forte Prenestino), CRITICAL WINE GENOVA (LSOA Buridda), CRITICAL WINE BUSSOLENO (Movimento NO TAV), MONDEGGI (fattoria senza padroni), AGRICOLTORI, VIGNAIOLE e VIGNAIOLI
Con LA VOLPE e L’UVA (FOA Boccaccio), ENOTICA (CSOA Forte Prenestino), CRITICAL WINE GENOVA (LSOA Buridda), CRITICAL WINE BUSSOLENO (Movimento NO TAV), MONDEGGI (fattoria senza padroni), AGRICOLTORI, VIGNAIOLE e VIGNAIOLI
Gli spazi dell’autogestione, dell’autorganizzazione, occupati e autogestiti, sono sempre meno e sempre più sotto attacco.
La Terra Trema e tante Critical Wine, per come le abbiamo conosciute, rischiano di non aver più una casa e di scomparire, e con loro le esperienze dei centri sociali occupati e autogestiti.
Le politiche di governo, l’inadeguatezza delle amministrazioni locali, la forma metropoli, la speculazione immobiliare, il capitalismo cibernetico, erodono gli spazi di vita di relazione e complicità.
Sempre meno spazio per la cultura non mercificata, in ognuna delle sue declinazioni.
Al contempo l’agricoltura contadina è sotto attacco dall’agroindustria, oggi digitale e biotecnologica. Nelle campagne le produzioni vitivinicole e agricole sono in grave sofferenza a causa dei cambiamenti climatici e dell’attacco di parassiti e malattie d’accresciuta aggressività.
L’escalation di guerre, il riarmo, autoritarismo, fascismo e repressione securitaria hanno lanciato la loro offensiva contro “il vivente”, contro i popoli, contro l’umanità.
La stragrande maggioranza della produzione culturale e dei servizi sociali sono riconducibili ai capitali delle fondazioni bancarie e d’impresa. Quelle stesse banche e quelle stesse imprese che hanno determinato il modello Milano, Paese, Mondo. Quelle stesse banche che finanziano armi e guerre.
Archiviato lo stato sociale, sono sempre meno gli spazi pubblici di autonomia e cooperazione comunitaria. Rimane sempre meno spazio vitale al di fuori dalle traiettorie disegnate e sponsorizzate dai padroni delle città e dalla loro filantropia.
Le esperienze dell’autogestione oggi, dopo cinquant’anni, arrancano, faticano, sono invecchiate, messe in discussione. Necessitano, forse, di una nuova invenzione sociale collettiva.
Quali spazi restano?
Come difendiamo gli spazi di autonomia, di autogestione, d’incontro e confronto, dove riuscire a generare pensiero critico e conflittuale?