Di bolina | Editoriale Inverno 2016 Almanacco 03

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Di bolina
Testo e immagine di Laura M. Alemagna

 

E tocca di voltarsi per poi non ritornare
e riprendere per mano quello che rimane
Casinò Royale, Prova 

 

Anticipiamo di un mese la pubblicazione di questo nuovo numero de L’Almanacco de La Terra Trema, l’ultimo per il 2016, anno zero, di rodaggio e assestamento tra la carta e le pagine. Avrebbe dovuto accadere d’inverno, invece quest’uscita asseconda un lungo solstizio che è personale, del corpo e della carne più che della terra.
In questa frazione di anno, sistematicamente, i ritmi vitali di questo gruppo multiforme che siamo si ricalibrano su una dilatazione temporale che avvolge tutto. Non più l’estate, non più l’autunno, non più l’inverno, ma La Terra Trema, da settembre sempre più forte fino all’ultimo, sino a quel fine settimana del mese di novembre.
Anticipiamo di un mese perché andavano fatte considerazioni su questi dieci anni e su quel giro di boa, certo più limitato, che è un anno di Almanacco de La Terra Trema. Considerazioni da fare e da condividere con la popolazione eterogenea che da dieci anni attraversa ogni edizione de LTT al Leoncavallo.
Dodici anni fa un cambiamento di rotta ci portò a navigare su questi mari, verso orizzonti per noi nuovi, e ci portò a goderne e a farne carico.
Dieci anni di bolina sono stati una rivoluzione vissuta e compiuta sulla pelle, negli spazi dell’autogestione e tra le mura di una miriade di altri luoghi, vigne, pascoli, enoteche, galere, confini militarizzati, gommoni, ristoranti, osterie, manifestazioni sul vino, cortei.
Nel corso di questi sono cambiate molte cose intorno a noi, agli spazi sociali, ai vignaioli, ai piccoli produttori e fuori nel modo di guardare e bere vino, al cibo, alle sue storie.
Di poco si è scostata quella rotta e il suo modo di puntare altrove. A chi ci ha chiesto cosa rimane in mano e in cuore dopo questa decade abbiamo mostrato un elenco di cose costruite, vissute e incontrate. Oggi, con consapevolezza, sappiamo che quello che rimane è molto e molto poco insieme, che il cibo è vessillo, rivoluzione e repressione insieme, sudore e fatica, marchetta e declinazione mangereccia del disease mongering, che le cose si muovono nel bene e si muovono nel male, con noi o da sole come le persone che abbiamo incontrato e lasciato, le mille rassegne nate intorno del vino, il patrimonio che si è sviluppato enormemente su altre strade.
I luoghi sono mutati, in forma o in cognizione di sé, le vie sono state perse o perdute.
La Terra Trema ha saputo farsi grimaldello impiegando a buon fine quelle micropolitiche di resistenza di cui parlava nell’anno 2005, con le agricoltrici e con gli agricoltori.
Da dodici anni è una manifestazione dedicata a territori che vogliamo dire irritati, rubando una declinazione a chi è Sensibileallefoglie, luoghi come risorse vitali, che rifiutano la normalizzazione, da dodici anni guarda alla piccola produzione, alle agricolture capaci non solo di sopravvivere ma anche di sopraffare e sprezzare colossi enormi, GDO in ogni sua forma, siano scaffali di supermercati quotati, discount di bassa lega o scintillanti vetrine.
Ma non sempre accade.
Il tempo è passato e quelle micropolitiche si sono fatte rizoma esteso, fruttuoso, appetibile ma che l’intuizione fosse giusta non siamo stati i soli a capirlo.
Il cibo, le economie che è capace di muovere, al naso del capitale finanziario hanno preso forma di un pasto lauto e corposo, di facile e pronta resa.
È iniziata così l’osanna al cibo e ai suoi oracoli, niente fa che sia anche osanna al caporalato più spinto, all’ipocrisia di certo fare sociale che ha trovato un palco smisurato nell’Expo2015, alle miriadui di confini innalzati, all’agroindustria assassina e sfruttatrice. Il tempo passato a ragionare su questo progetto ci ha dato questa sola certezza, mai dentro, o fuori o niente.
Su questi strati scomposti, su queste rotte, su questo agire, abbiamo tessuto per un anno i nostri intrecci componendo la rete, un ricamo a più mani, un ordito rozzo e a trama spessa.
Errori, figure ce li lasciamo alle spalle, arrossendo certo, avanti guardiamo al senso di continuare a solcare questi mari, certe volte amati, certe volte infami, sul senso di insistere ad andare di bolina, contro il vento.
Solchi per noi importanti sono tracciati, dal convergere su queste pagine,di riflessioni contadine di prima mano.
Ringraziamo chi si è fatto coinvolgere fin ora, chi lo rifarà, chi si farà avanti.

 

 

Di quando andammo da Pino Ratto

 

Da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 03
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100 | 2 colori
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Last modified: 20 Ott 2019

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