EDITORIALE
Fotografia di Laura M. Alemagna

La narrazione autobiografica sulla produzione del vino (naturale e non solo) ha l’abitudine di fermarsi al suo imbottigliamento, raramente va oltre e capsula ed etichetta sembrano farsi bavaglio. Eppure, di lì in poi, accadono cose importantissime che riguradano ancora e profondamente chi il vino (naturalmente e non solo) lo produce.
Prezzo all’origine e distribuzione. Nodi critici che, da queste parti, sono stati punti di partenza. Due nella dozzina su cui si è ragionato quando, all’inizio, si pensò a dodici atti di sensibilità planetaria, pratiche atte a sovvertire le catene di distribuzione e di commercializzazione dei beni, ridurre la distanza alimentare, svelare le modalità di privazione del gusto che si sviluppano a livello globale espropriando i produttori e i consumatori della propria capacità di scelta, dodici punti su cui imbastire un nuovo punto di partenza per poi partire, in connessione. 
Sì, era l’inizio e c’era l’eco di una chiamata (più alla diserzione che alle armi) autorevole, c’era la voce coinvolgente di Luigi Veronelli che invitava a ripensare profondamente e politicamente alla reale sostanza dei grandi eventi (partendo proprio da un contrappunto al Vinitaly, ad esempio). Da allora si è lavorato. Contro la mortificante omologazione delle mille identità di vini e cibi compiuta dal mercato, contro i brand costruiti ad arte, contro la mercificazione avvilente della cultura materiale. Piccoli produttori, vignaioli e vignaiole che chiedevano venisse finalmente riconosciuto il giusto prezzo di quel lavoro di salvaguardia e dedizione, di cultura e di politica che ogni giorno praticavano sono stati ascoltati, si sono presi spazio.
E i passi in avanti, da allora, sono stati notevoli.
Ne abbiamo goduto tutte e tutti. Ne godiamo. Quel discorso sul vino (e sulle stratificazioni di cui è composto il suo prezzo) è compreso, interiorizzato, digerito tra le la di manifestazioni pensate in altro modo e si è potuto lavorare sulla rottura, sulla discontinuità, sulla messa in atto di dispositivi politici ed economici diversi. Riproponendo come centrale e necessaria la relazione (anche economica) tra persone. Cardine d’indipendenza, di autonomia (ancora, anche economica).
Piccoli produttori e produttrici hanno costruito la propria storia intorno a questa misura diversa, adeguata a una visione coerente fin nel profondo del proprio lavoro in vigna, in cantina e pure fuori. 
Non sempre è capitato, certo, perché nel dispositivo (economico e distributivo) del Vinitaly, di Eataly e simili qualcuno ci è andato a finire, ci è tornato, ci si è trovato, impelagato nelle contraddizioni del mercato e della distribuzione più di prima.
Il mercato è ambito inumano, innaturale, assimila tutto quel che ha da assimilare e prontamente sforna le sue etichette, verosimili più del reale, certamente. 
Tira su tutto, sul suo bel carrozzone e, là sopra, di indipendente, di naturale c’è niente.
Con buona pace di chi dell’indipendenza, della naturalità, dell’impagabile sensibilità di piccolissimo produttore fino a lì ne aveva fatto vessillo, il mercato verrà a dirti come produrre, a che prezzo esporre e dove. Verrà a disciplinarti. 
È il monito che lanciamo, con questi quindici anni di lavoro sulle spalle. Punto e a capo.
Prezzo e distribuzione rimangono arcani da svelare, da affrontare (nelle autocerticazioni?). Nel più ovattato mondo (dei saloni) del vino, come in quello meno brillante dei pastori, degli allevatori, di chi coglie pomodori e arance. Ridiscutere il valore e il sistema di potere che disciplina quello che mangiamo, per sopravvivenza e per piacere; domandarsi a chi stiamo lasciando l’autorità di decidere cosa finirà nel proprio calice, nell’altrui piatto. Chi decide prezzo e costo del mio lavoro. 
Chiedersi quanto ci stiamo lasciando andare. Fin quanto siamo disposte/i a spingerci nelle questioni politiche, nel conflitto, nelle pratiche, nel pensiero. Quando le abbiamo lasciate e per andare dove (in Giappone forse?). Quando ci siamo fermati e arresi.

LA RESA | EDITORIALE
fotografia di Laura M. Alemagna

da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 12
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100 | 2 colori



Last modified: 20 Ott 2019

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