Editoriale
da L’Almanacco de La Terra Trema, Inverno, n.11

 

Cos’è il gusto, (di) cosa sa?
Cosa dice, cosa insegna, dove conduce? A chi si rivolge questa facoltà complicata che trova spazio in bocca, tra le papille e il sentire nostro più intimo?
Sappiamo che può dire moltissimo, nonostante la persistenza fugace e la natura istintuale.
Sappiamo che può portare lontano.
Sappiamo che, tra le manifestazioni dei sensi, è la più disciplinabile, che la sua domesticazione può essere un male funesto, la sua mortificazione è solo uno dei sintomi evidenti di una più ampia omologazione di culture, di azioni, di politiche.

(…) Nel mondo, come ci sono dispositivi sensoriali che testimoniano il gusto della libertà, ce ne son altri che tendono a cancellarne persino l’idea. Così chiude Michel Le Gris quella lunga riflessione sul gusto del vino e sulla sua domesticazione che è Dionisio Crocifisso. È un assunto possibile.
Intorno all’addomesticazione e capitalizzazione del gusto si sta (neo)colonizzando, bonificando, assoggettando, nell’appiattimento come nell’esaltazione.
Di questa percezione intima e indipendente che è il gusto la declinazione più noise, la meno controllabile è il disgusto.

Se siete passati all’ultima edizione lo avete letto sullo striscione apposto in vista nel salone del vino e lo avete sentito forte e chiaro ai microfoni dal nostro stand: La Terra Trema schifa Salvini e il suo decreto.
Schifa il sistema che lo sostiene con l’elasticità molle e cedevole di un budino, senza resistenze, senza opposizioni.
Ha disgusto di Salvini come dell’omologazione oscena di cui è portavoce.
Badate, non è (solo) un rivolgersi all’immaginario nauseabondo che egli replica e replica, infinite volte, non alle fette spalmate, ai cosciotti troppo cotti, agli hamburger gocciolanti, ai brindisi al Vinitaly, alla pasta pronta sul tavolo di casa, alla fila di wurstel fumanti, non alla voracità topesca, alla salivazione ininterrotta, non al consumo continuo e sfinente.

Salvini è solo lo stomaco. È il decreto legge l’oggetto del disgusto, il dispositivo aberrante dell’esclusione e della repressione, l’apparato politico su cui si sta edificando un massacro, sì, su basi già solide, messe giù da Minniti.
Il resto è comunicazione che appiattisce, palato, menti e coscienze, che attira, seduce, come la mistura di zucchero, olio di palma, nocciole e latte in polvere e, certo, ha più successo dell’olio di ricino.

Il decreto sicurezza e le politiche che ne derivano stanno portando verso una emergenza sociale che chi abita le città (quelle che la pianificazione specializzata vorrebbe ben rigenerate) non può permettersi di ignorare.
Non scandalizzi che La Terra Trema sia il luogo dove questa posizione viene urlata tra chi produce vino, chi porta il frutto del lavoro di anni, chi è lì per degustare, per divertimento, per imparare, perché in cerca di clienti per la sua piccola distribuzione organizzata. La Terra Trema è il luogo dove questa verrà sempre urlata e richiesta.
Una coscienza di gustoche prova la sua minima rivoluzione e chiede ad ognuno, una assunzione di responsabilità.
Si faccia lo sforzo di guardare l’inguardabile, di affrontare il disgusto.
La Terra Trema schifa Salvini e il suo decreto. È la posizione che ci aspettiamo condivisa.
L’opinione contraria agli ogm e la quantità di solforosa, verranno dopo.

Senza voler scomodare Agamben e quella posizione in bilico tra il sapere che non si sa e il piacere che non si gode.
Ritorniamo alla questione iniziale.
Il gusto.
È uno strumento, materialissimo. Cui accostiamo il sussulto – intrinseco e carnale – del piacere e della conoscenza.
(…) D’altra parte, in greco, in latino e nelle lingue moderne che da esso derivano, è un vocabolo etimologicamente e semanticamente connesso con la sfera del gusto che si designa l’atto della conoscenza. Il sapere.
All’ingorda e grottesca belva questo è ovviamente oscuro.

da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 11
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100 | 2 colori

 

Last modified: 20 Ott 2019

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