C’è un cielo che vola in cielo, Celeste

di Guido Celli
Illustrazione di Bernard Guillot – Lo spettacolo cosmico, CasaBlu, Lucca 

 

IX

C’è una fessura di cielo in cielo, Celeste
che infuoca i pini ed inrosa le montagne
indora le bestie e smisura le campagne
è una fessura di sangui arrugginiti
che scava ferite agli inguini delle nuvole
le nuvole in cielo, le nuvole riflesse nei fossi
nei fossi indorati delle campagne inmelate
e tutto il mondo è d’oro
d’oro d’una luce d’oro che mi attraversa
facendomi cristallo, facendomi finestra
e i filari dei pioppi lungo gli argini alle piene
sono le ombre della notte che arrivando avviene.

  

X

C’è un cielo blu come il bianco, Celeste
che muove maree da dentro gli alberi
gonfiandoli e sgonfiandoli come bandiere
ed il suono che il cielo accende quando scende
non è il suono degli alberi, ma quello del mare
ed è per questo che l’erba ha le onde
quando il cielo tocca la terra perché la vuole attraversare.

  

XIII 

C’è un cielo di ghiaia dappertutto, Celeste
un cielo da soffitto, duro, basso, chiuso
regalato alla terra, vegetale, agreste
che mi fa respirare male, pesante, sfuso
un cielo di calce che sgrigia il pelo d’aria dell’orizzonte
un cielo scuro in aria come l’ombra chiara di un monte
che mi fa fuori da ogni grazia leggera
perché dovrebbe essere pieno giorno ed invece è già sera.

  

XVI

Fino ad oggi il cielo ci ha parlato, Celeste
dicendoci bene cosa siamo alla luce del suo riflesso
dicendoci cosa sentiamo quando lo sentiamo
quando il modo in cui lo sentiamo significa
il modo in cui sentendo sappiamo
perché il cielo non è come uno specchio, il cielo è lo specchio
che, specchiandoci, riflette come stiamo in quello che siamo.

 

XXVII

Quando inizia il cielo, Celeste
pare non inizi da un punto, ma tutto insieme
che l’inizio del cielo non è un dove ma un quando
è quando inizia che il cielo appare
appare subito tutto intero ed un attimo prima non c’era
ripulisce lo scuro con una spugna di luce scialba
ed un attimo prima era notte, un attimo dopo è l’alba.

 

XXVIII

Oggi il cielo pare una fronda di foglie infiammate, Celeste
pronte a piovere sulla terra dai legni dei suoi cirri
come una selvaggina di fagiani appesa al soffitto
ed il cielo di oggi è un autunno il cui fil di legno
se ne sta sospeso nel cuore d’aria che ha appena trafitto.

  

XXIX

Porta il cielo ogni cosa al Mondo, Celeste
ogni cosa che serve, ogni cosa che aiuta
le quattro stagioni ed il ciclo delle piante
l’acqua che rovescia e l’aria che rilascia
ogni cosa la sa il cielo, la sa fare, la sa dare
ogni cosa che dona, ogni cosa che scompare
il sole e la luna, la notte e la luce
l’andata e il ritorno delle onde nel mare.

  

XXXIV

Oggi è un cielo difficile a capirsi, Celeste
un cielo che se lo avvicini, lo fai per approssimazione
perché è un cielo approssimato, indeciso
appena pensi che sia come lo vedi
diventa come non è: questo perché
è un cielo asimmetrico, sfocato in ogni suo centro
un cielo per metà con colori e per metà senza
dove l’oro è una colla, un mastice che fissa le nubi
e allora vedo al tuo viso, per metà felice e per metà triste
e ci vedo il cuore che nascondi nella nebbia dei tuoi umori
e capisco come ogni cosa muta quando vivendo esiste
e trascina in sé il bianco e nero dei suoi colori.

  

XXXVI 

Mi chiedi, Celeste, che cielo è quello che ci vola in testa
ed io non so come spiegarti il cielo che vedo in cielo
il cielo che vola in cielo, Celeste
perché so che neppure so
quello che vedo e se davvero lo vedo
ma tu mi chiedi che cielo è il cielo che ci vola addosso
e allora chiudo gli occhi e parlo la pronuncia di un assassino
quando, scusandosi, stringe la mano sulla lama
e sanguinando per primo uccide ciò che più ama:
ed il cielo che mi chiedi diventa il pretesto
per dirti non quel che vedo ma quello che sento
e allora il cielo non è il cielo di questo momento
ma la parte del discorso che ne è il sottotesto.

 

Grazie, Claudia 

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Guido Celli
è un poeta e nasce a Roma nel 1979, da padre romano e madre americana.
Nella vita precedente a quella di ora è stato: pugile, buttafuori, pulitore, facchino e manovale. Ora, per campare, fa il magazziniere. Lascia alle sue spalle tre oramai antichi ricoveri psichiatrici e molti momenti difficili. Ma ce l’ha fatta, è sopravvissuto ed è qui.
Ha avuto l’onore e il privilegio di collaborare artisticamente in varie forme e ruoli con Flavio Giurato, Joe Lally (Fugazi), Arash Irandoust, Pi Greco, Fumisterie, Isola Gay Posse, Emanuele Caputo Curandero, Sara D’Uva, Daniele Aristarco, Giulia Tripoti, Luca Guidi, Saint Huck, Cian Donnelly, Emanuele Poki, Alessandro Stefanelli, Umberto Petrocelli, Lapingra, Elisa Abela, Vincenzo Drago, Marco Bartolomucci.
Ogni tanto ha pubblicato, ma poco e spesso male, nonostante abbia scritto 28 opere (fra poemi, sinfonie e quant’altro).
La rivista di Milano “L’Almanacco de La Terra Trema” lo ha preso a ben volere e in ogni suo numero ospita le sue poesie più recenti.
Ha prodotto artisticamente gli ultimi due dischi di Flavio Giurato.
E’ la voce e la poesia del gruppo electro-noise spokenword Cor:unedo.

da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 09
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100 | 2 colori
Per la lettura di questo e dei prossimi numeri de L’Almanacco potete scrivere a info@laterratrema.org
o cercare la vostra copia in uno di questi nodi di distribuzione autogestititi dai sostenitori.

Last modified: 20 Ott 2019

One Response to " C’è un cielo che vola in cielo, Celeste "

  1. fabrizio tripoti ha detto:

    In questi versi letti da me frettolosamente c’è il Celli di ieri fusagglutinato con un Celli che purtroppo non conosco dell’oggi e un Celli del domani sicuramente sempre grande e passionale poeta.

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