Smascheriamo il G7 dell’Agricoltura

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SMASCHERIAMO IL G7 DELL’AGRICOLTURA
A cura del c.s.a. Pacì Paciana

Nelle giornate del 14 e 15 ottobre Bergamo ospiterà il vertice dei ministri dell’agricoltura del G7.
La scelta di usare Bergamo come sede ospitante arriva direttamente dal ministro dell’agricoltura Maurizio Martina, originario della provincia orobica; suo intento è quello di usare l’evento, la città, il territorio, come palcoscenico personale per la sua scalata ai vertici della politica italiana.
Martina non è nuovo all’utilizzo della retorica su cibo e agricoltura per fini esclusivamente personali: ricordiamo come il ministro si vanti di essere stato il primo promotore della Carta di Milano, la pezza giustificativa di EXPO2015, quel documento intriso di retorica e buoni propositi che strizza l’occhio alle multinazionali mentre rimane consapevolmente ambiguo sulla difesa del territorio e dei diritti. Una carta concepita già per essere dimenticata, come d’altronde ogni documento di intenti prodotto dai vari G7 dell’agricoltura, da fiere del Food e del Bio, esposizioni universali e convegni istituzionali.
Anche nel caso di Bergamo il G7 non sarà la stanza dei bottoni dove vengono prese decisioni reali, dato che quelle competono ai grandi gruppi che controllano il mercato della produzione, della distribuzione e dei servizi. Il G7 sarà invece l’ennesimo tassello di una narrazione tesa a nascondere l’indigeribile frutto del sistema agroindustriale dietro un paravento di eticità e di sostenibilità.
In questo senso è necessario quindi interrogarsi su come costruire un contro vertice che sappia essere in grado di smontare questa narrazione dall’interno di un più ampio percorso di contrapposizione, che coinvolga agricoltori, lavoratori, associazioni, collettività.
Come militanti e attivist* riteniamo che si possa portare il nostro contributo a questo percorso concentrandosi su tre punti fondamentali: smontare l’ideologia del food, praticare la difesa dei territori e costruire forme conflittuali all’interno del sistema dell’agroindustria.

I.
L’ideologia del food è un meccanismo fondamentale per il sistema agroindustriale che, dietro l’illusione dell’attenzione alla qualità, produce nuovi segmenti di mercato mantenendo le stesse dinamiche di sfruttamento di sempre. Più in generale, simboleggia perfettamente la facilità con cui le alternative in opposizione al sistema vengano fatte proprie dal sistema stesso e ricombinate per sostenerne la produzione e il profitto.
Dall’agricoltura a chilometro zero che diventa l’etichetta di un nuovo marchio della grande distribuzione, ai bollini di eticità che coprono realtà fatte di devastazione ambientali, al mercato delle certificazioni dove pagando è possibile rendere etici sfruttamenti inumani dei lavoratori, e così via.
Smascherare questi meccanismi è fondamentale per svelare e poter quindi attaccare un sistema produttivo insostenibile, fondato su sfruttamento e devastazione.

II.
 Di fronte all’utilizzo del territorio come merce, le lotte a difesa dei territori ci insegnano come sia possibile non solo assumere posizione difensive, ma anche rilanciare verso un cambiamento dei rapporti di forza: un territorio oggetto di profitto per pochi viene così restituito all’accesso collettivo delle sue ricchezze. Oltre l’immediatezza devastatrice delle grandi opere, la difesa dei territori passa anche da scardinare quei meccanismi più pervasivi e meno appariscenti, quali il costante consumo di suolo, una agricoltura inquinante e insostenibile,  lo sfruttamento intensivo delle risorse, e molti altri.
Anche in questo ambito la propaganda del G7 ci parla di una agricoltura di prossimità come guardiana del territorio ma al tempo stesso compatibile con il sistema agroindustriale; come se fosse possibile per un agricoltore o un lavoratore soggiacere alle logiche di mercato e al tempo stesso incidere positivamente e in larga scala sul territorio.
Passare quindi dalla difesa al contrattacco attraverso la gestione reale e collettiva dei territori, recuperando pezzo per pezzo ogni risorsa sottratta dal profitto e dalla devastazione.

III.
La modifica di come e cosa mangiamo non può prescindere dalla critica al sistema agroindustriale nel suo complesso, in ogni fase della produzione e della distribuzione, specie in quelle meno visibili dove le forme di consumo critico sono inefficaci.
Per questo l’opposizione al sistema non può esimersi dal promuovere la nascita di spazi di conflittualità al suo interno; numerosi sono i campi di intervento, dalla nuova schiavitù dei lavoratori nelle campagne, alla dittatura del mercato gestita dalla grande distribuzione, allo sfruttamento dei lavoratori della logistica, e in tutti gli ambiti in cui il sistema mostra la sua brutalità.

 

Da L’Almanacco de La Terra Trema. Vini, cibi, cultura materiale n. 05
16 pagine | 24x34cm | Carta cyclus offset riciclata gr 100 | 2 colori
Per continuare la lettura di questo e dei prossimi numeri de L’Almanacco potete scrivere a info@laterratrema.org
o cercare la vostra copia in uno di questi nodi di distribuzione autogestititi dai sostenitori.

Last modified: 20 Ott 2019

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